Recuperare la democrazia in due mosse

Per tornare a fare valere la voce di tutti in maniera democratica è necessario recuperare gli spazi di democrazia ed avere la possibilità di incidere nella cosa pubblica.
La deriva autoritaria, che oggigiorno si è palesata nel nostro paese, per essere scalzata ha bisogno delle nostre poderose spallate.

Veniamo al punto: cosa mette i parlamentari al servizio dei cittadini e cosa impone loro l’esigenza di portare avanti le istanze di chi dovrebbero rappresentare?
Con ogni evidenza: la necessità di vedersi riconfermare alle elezioni, successive al loro primo mandato. Pertanto è chiaro che, chi per essere eletto non ha bisogno del riconoscimento degli elettori, non avrà nessun obbligo nei loro confronti.

Questo crea un parlamento di “servi delle segreterie politiche”; cioè forma un “collettivo” di garanti degli interessi di coloro (siano essi personaggi, potentati o lobby) che sostengono, direttamente o indirettamente, economicamente il partito.

Se ne deduce che, per riportare i parlamentari a fare gli interessi (propri) dei cittadini bisogna rimetterli nella condizione di “precari” della politica e non, come accade oggi, di lavoratori con contratto indeterminato. I parlamentari devono essere rappresentativi delle istanze territoriali e non una promanazione e gli epigoni degli interessi di chi sostiene il loro partito. In questo salta all’occhio la necessità di tornare alle origini della disciplina elettorale che, quando è nata nel 1948, prevedeva un proporzionale secco. Si è certo, il proporzionale non garantisce stabilità di governo, ma questa stabilità, garantita dall’attuale sistema elettorale con il maggioritario, è stata utile al popolo? No!
Semmai il maggioritario ha garantito gli interessi della finanza speculativa internazionale che, proprio nella stabilità, può attuare le proprie strategie pervasive ed invasive delle democrazie costituzionali.

Questo incide in maniera profonda nelle scelte politiche dei parlamentari. Facciamo degli esempi?
I parlamentari, per vedersi riconfermati dai propri elettori, avrebbero mai avallato l’abolizione dell’articolo 18?
Avrebbero mai avallato le politiche sanitarie dal 2020 ad oggi? Questi sono solo due esempi che evidenziano, come e quanto, la mancanza dell’esigenza di essere rappresentativi da dei parlamentari solo dei “passacarte” delle segreterie. Inoltre, un ulteriore passaggio è d’obbligo per quanto riguarda il bisogno di garantire a tutti la partecipazione alla vita politica nel paese. Intanto la soglia di sbarramento, che non era presente alla nascita della repubblica, impone di raggiungere un numero minimo di voti raccolti. La raccolta firme per poter vedere il proprio simbolo sulla scheda elettorale: è normale che delle istanze, che potrebbero essere benissimo locali, debbano vedere raccolte le firme anche in luoghi distanti territorialmente dalle stesse?!

Esempio: per partecipare alla tornata elettorale servono 73.500 firme in tutta Italia. Nasce un partito che vuole rappresentare a livello nazionale gli interessi dei pescatori pugliesi. Nella sola puglia raccoglie 80.000 firme. Perché non deve poter avere una rappresentanza a livello nazionale? Ed inoltre: perché i partiti, cosiddetti storici, non devono raccogliere le firme? Siamo così sicuri che, questi ultimi, riuscirebbero a raccogliere le firme a livello nazionale? Quello che diviene lampante è che, la politica dei partiti “storici”, ha organizzato se stessa per autoconferirsi lo scettro di una neo-aristocrazia che vuole gestire senza interferenze il paese.

Talmente senza interferenze che, per poter difendere maggiormente le proprie posizioni, ha trasformato gli ordini professionali in veri e propri recinti che limitano la possibilità di coloro che, grazie alle competenze acquisite, potrebbero contestarne la fattibilità, la costituzionalità, la sicurezza. Queste sono le due strutture sociali che, da subito, vanno modificate o, nel caso degli ordini, cancellate.
Riassumiamo: il “potere” politico, trasformatosi in una neo-aristocrazia, per poter continuare a gestire la cosa pubblica ha elaborato due strutture che, escludendo di fatto la possibilità a chiunque non appartenga alla loro élite, di poter intervenire attivamente nelle politiche nazionali.

L’attuazione di queste metodiche consente loro di fermare sul nascere qualunque sussulto di dignità sociale e relega chiunque al ruolo di suddito. Noi non possiamo più accettare lo status quo, pertanto invitiamo tutti coloro che dicono di voler fare politica per il popolo a riflettere su cosa significa avallare queste situazioni volendo intervenire sapendo che, anche nell’ ipotetico successo, diverrebbero solo un altro tentacolo della piovra “elitaria” che oggi è classe dirigente nel nostro paese.