COMMISSIONE CULTURA ARTICOLO 32 LA SALUTE
Ragioniamo:
Sarebbe da contestare in radice l’argomentazione che considera la “salute” come un “diritto” o comunque una questione giuridica a partire dalla Carta Costituzionale; faccio notare come spesso si usa il verbo “spettare” per dirimere questioni interpretative sull’art. 32 che in sostanza sono un falso problema: per es. la salute come “spettante” non solo al cittadino ma all’individuo (ovvietà).
Un’altra questione giuridica astrusa e capziosa sarebbe l’apparente conflittualità tra l’art. 32 e l’art. 41. La questione si presenta, se vista attraverso una lente più filosofica e intuitiva, paradossale e giustificata da una retorica intracostituzionale funzionale a rafforzare l’idea che la Costituzione pone una gerarchia tra i due articoli in modo che l’art. 32 prevale come un limite alla “libertà d’impresa, infatti, è l’unico diritto, la salute, che la Costituzione definisce espressamente fondamentale”.
La diatriba giurisprudenziale serve a rafforzare il prestigio idealistico della Carta Costituzionale; La conclusione è evidente: diritto alla salute e libertà d’iniziativa economica privata non sono valori costituzionalmente collocati sullo stesso piano. Il primo prevale sul secondo perché è espressamente configurato come «fondamentale», ma non solo; bensì anche perché è posto dalla Costituzione stessa quale limite esplicito al secondo. (vedi articolo Francesco Pallante, Il diritto alla salute. Sopra tutto.) in sostanza il ragionamento risulta sovrastrutturato attorno a un falso problema.
La “salute” NON è un diritto da considerare come promanato o discendente dalla Costituzione che evidentemente non è un testo religioso o dogmatico. La salute è uno status – vedi vocabolario Treccani – essenzialmente connesso al valore vita – dunque è una condizione primigenia dell’essere umano che viene prima di qualsivoglia elaborazione giuridica o organizzazione politica, di conseguenza da considerare completamente sganciata e precedente al concetto di Stato. In conclusione lo Stato e nello specifico la Costituzione italiana non avrebbe dovuto esprimersi logicamente ed eticamente come leggiamo nell.art. 32. Ma: “… come condizione essenziale della persona umana intrinseca al valore vita.
A tale imperativo etico la Repubblica è obbligata a salvaguardare l’ambiente (inteso nel senso più esteso sia ambiente naturale sia sociale in qualunque contesto o ambito antropologico)”. Ciò premesso le conseguenze simboliche in senso junghiano sono molteplici e complesse. Stante l’ambiguità letterale e di senso dell’art. 32. Analizziamo: esso è strutturato in tre proposizioni grammaticalmente autonome ma connesse da una consequenzialità di senso discendente dalla prima alla terza. Sulla prima proposizione abbiamo già sviscerato la sua ambiguità radicale: la salute non è propriamente un “diritto”.
La seconda inizia con il termine “nessuno”agg. e pron. indef. [lat. ne ipse ūnus]. Neanche uno; è usato solamente al singolare, per escludere in maniera assoluta l’esistenza o la presenza o altra qualità o condizione di una persona, di un animale, di una cosa (Treccani). Prosegue: … può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. troviamo la congiunzione “se” che introduce il periodo ipotetico: … non per disposizione di legge. è evidente la contraddizione logica con la frase reggente introdotta da “Nessuno”, a rigor di logica avrebbe dovuto usare l’aggettivo o pronome indefinito “alcuno”, per cui la frase avrebbe dovuto essere formulata in questo modo: Alcuno può essere sottoposto a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. la terza proposizione che recita: La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
L’affermazione introduce una contraddizione logica ed etica rispetto alla precedente che dà la possibilità alla “disposizione di legge”di imporre un trattamento sanitario per cui si impone la domanda: quali sarebbero allora questi “limiti imposti dal rispetto della persona umana”considerando che di nuovo l’affermazione riporta l’aggettivo indefinito: “in nessun caso”(Cioè MAI in senso assoluto!) ?
Quali criteri la legge stessa determina per imporre a qualcuno un TSO? Senza violare il rispetto della persona umana? Dal momento che “nessun caso” significa appunto MAI, mentre, invece, se si parla poi di “limiti” vuol dire gioco forza che sono concepibili dei “casi” ma allora, in “questi casi” peraltro assurdi (perché nessuno significa appunto MAI) come è possibile concepire dei limiti superando i quali si lede il rispetto della persona umana? Chi stabilisce o segna e con quali criteri il “raggio” di questi limiti…che non dovrebbero essere astrattamente concepibili in assoluto se prima si afferma “in NESSUN caso”.
Dopo questa disamina sul concetto di “salute” e di “diritto” si presenta la controprova dimostrativa; semmai sarebbe da considerare un diritto la malattia o per meglio dire “il diritto alle cure”. Dall’ambiguità dell’art. 32 derivano conseguenze negative attraverso l’inconscio collettivo che si manifestano in vari settori, in primis il lavoro con forme di sfruttamento che mettono a repentaglio la salute e la vita, non a caso l’Italia ha il record negativo di morti sul lavoro e di malattie debilitanti a causa del lavoro con un costo sociale difficile da calcolare ma che secondo gli esperti si aggira attorno agli 80 miliardi di € l’anno, una cifra mostruosa.
La tragica vicenda delle vaccinazione e della falsa pandemia che abbiamo vissuto con l’obbligatorietà dei vaccini imposti con estrema violenza, sfiorando in certe forme e circostanze la tortura, ha leso il valore vita sino a una forma indiretta di condanna a morte sia esistenziale sia fisica attraverso la sospensione dal lavoro e quindi della possibilità di nutrirsi. Giuridicamente il potere ha agito attraverso decreti in una cornice forzatamente emergenziale: è stato possibile NON perché hanno calpestato l’art. 32 ma al contrario proprio in forza dell’art. 32 che considera, appunto, la salute come un diritto discendente dallo Stato, per cui è lo Stato che ti dice cosa è bene per te e come deve gestire la tua salute.