Houston abbiamo un problema

La pace non si pietisce, non si impone, non si ottiene: la pace si pratica. Noi italiani lo sappiamo bene. Lo sappiamo perché a noi, la guerra, è costata tantissimo, non solo conteggiando le vittime in termini numerici ma, soprattutto, tenendo in considerazione le vittime morali che due guerre e molte “operazioni” di pace hanno prodotto. Le due grandi guerre hanno in termini numerici strappato alla vita circa 500.000 nostri connazionali, moralmente tra quelli che inneggiavano all’interventismo, alla supremazia italica, le “vittime” si contano a milioni. Per questo pur nella loro fallibilità, nell’articolo 11 della nostra costituzione, i padri costituenti scrissero:

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

 

“L’Italia ripudia la guerra” che non è “rinuncia” o “condanna”, il termine “ripudia” significa molto di più:

1. Rifiutare la persona a cui si è legati dal vincolo del matrimonio con un atto di ripudio.

“Napoleone ripudiò Giuseppina”

Allontanare, respingere qualcuno a cui si sia legati da un rapporto affettivo.

“r. un amico”

2.estens.

Non riconoscere come proprio, spec. riferito a opere dell’ingegno.

“r. un libro”

3.estens.

Non riconoscere più valido quanto precedentemente condiviso, rinnegare.

“r. la propria fede”

4.estens.

Respingere con decisione.

“Galileo ripudiò il principio di autorità”.

Insomma, i padri costituenti hanno voluto utilizzare un termine che inducesse negli italiani una riflessione etica e morale su quello che era stato il loro passato. Peccato che, il voler praticare la pace, a noi è costato anche la perdita di sovranità politica, economica, diplomata e anche militare. La pace, a noi è stata “concessa” dallo stato più imperialista e belligerante della storia dell’umanità che, mentre ci concedeva come a dei “prigionieri” di scrivere la nostra costituzione, occupava strategicamente un territorio politico che gli consentiva di egemonizzare le rotte commerciali europee.

Questo è il prezzo che abbiamo pagato e che, tutt’ora, stiamo ancora pagando. Lo vediamo ad ogni nuovo governo insediato, con i viaggi dei nostri presidenti del consiglio alla corte statunitense. Lo vediamo con le scelte “cervellotiche” e servili, nell’operare in funzione di interessi sovranazionali. Lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle con le sperimentazioni sanitarie, ormai decennali, sui nostri connazionali. Nel nostro paese. Lo ascoltiamo, quando cambiano le dirigenze politiche, quando tentano di argomentare in loro difesa per la prosecuzione di investimenti, palesemente fallimentari: “purtroppo ci sono dei contratti sottoscritti dal governo precedente”; che a molti, giustamente fa pensare: e allora perché cambiare governi?

Stiamo perdendo il filo del discorso?!

Forse si, ma: la pace non si pietisce, non si impone, non si ottiene!

La pace si pratica e, per poterla davvero praticare, abbiamo bisogno che il seguito del nostro articolo 11 << consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo>> venga rimosso.

Perché questo passaggio è lo strumento con cui, coloro che ci hanno concesso di scrivere la nostra costituzione, ci hanno portato nella Nato, nell’unione Europea, nelle zona Euro, nell’Oms.

Houston abbiamo un problema: voi siete un “popolo” che dalla nascita vive con la guerra, per la guerra e di guerra. Noi siamo il popolo che ha inventato la guerra, l’ha usata per diffondere la propria cultura e, forte di millenni di storia ed esperienza oggi vuole “praticare la pace”.