Se Separare le Famiglie è Progresso, Ridateci la Lotta di Classe!

Il recente, traumatico allontanamento dei bambini dalla famiglia che viveva nel bosco, sotto il pretesto della “fatiscenza” dell’abitazione e del presunto isolamento, non è solo un errore giudiziario. È la perfetta cartina di tornasole di un progresso distopico che marcia sulla disintegrazione del tessuto sociale.
Questo non è il frutto naturale degli errori del passato, ma un macchiavellico progetto calato dall’alto, intessuto di paletti, vincoli e norme che servono unicamente a definire e imporre una rigida omologazione.
L’atto di dividere una famiglia sana, guidata da genitori affettuosi e capaci di una scelta di vita radicale, ci pone di fronte a una domanda brutale: se il dividere le famiglie è il vostro progresso, cos’è, allora, l’ordine?
Il Falso Progresso e l’Ideologia OnnipresenteIl moderno concetto di “progresso” si rivela un cavallo di Troia per l’autoritarismo normativo. Sotto la bandiera della “tutela del minore” e della “salute pubblica”, si annienta il diritto alla diversità e la possibilità di essere se stessi al di fuori di canoni predefiniti.
L’intervento sulla famiglia nel bosco è solo la punta di un iceberg che tocca ogni aspetto della nostra esistenza, imponendo un’ideologia destrutturante e omologante.
La Scuola: Si assiste all’omologazione educativa, dove riforme “innovative” e test standardizzati schiacciano la libertà pedagogica. L’attacco all’istruzione parentale mira a imporre il monopolio statale sulla formazione del pensiero.
La Sanità: La centralizzazione e l’imposizione di protocolli rigidi erodono il rapporto fiduciario tra medico e paziente. L’autonomia decisionale è limitata da una burocrazia del benessere che subordina la cura individuale all’allineamento ideologico del sistema.
Il Lavoro e le Relazioni: La precarizzazione estrema destruttura la stabilità professionale, rendendo l’individuo fungibile. Nelle relazioni, la fluidità imposta e la rigidità del politicamente corretto dissolvono i legami duraturi e costringono all’omologazione linguistica e identitaria.
Il potere non combatte più il male palese, ma la non conformità.
Un’Invocazione alla Chiarezza Di fronte a questa liquidazione nichilista, l’unica risposta è ridefinire i confini e i valori.
Se il progresso è il trauma di un bambino strappato ai suoi cari per una scelta di vita, allora ridateci i nostri sentimenti personali e i nostri valori: Non come elogio della sottomissione, ma come simbolo di una struttura sociale con valori e responsabilità definite. Una società che riconosca il valore della solidità del nucleo familiare e la sua immunità all’ingerenza statale per mere scelte di vita.
Riconoscere l’Esistenza della Lotta di Classe: La lotta di classe definiva un conflitto aperto e riconoscibile tra potere e popolo. Oggi, il conflitto è subdolo: una guerra invisibile condotta da un potere diffuso e tecnocratico. È essenziale riconoscere che le classi sociali sono invisibili, ma tangibili, e che il conflitto esiste ancora. Vogliamo di nuovo un nemico visibile e un conflitto schietto, dove i paletti e i vincoli siano il risultato di una battaglia, non di un disegno distopico.
La Necessità di Resistere: Il “Che Fare” Strategico Il centro della lotta si basa sui rapporti di forza, ed è per questo che la risposta non può essere solo emotiva, ma deve essere pragmatica, programmatica, organica e strutturata. È indispensabile lanciare una nuova liturgia umanistica che esalti la collettivizzazione del diritto ad avere delle peculiarità esclusive. Dobbiamo liberare il pensiero, la coscienza e i sentimenti dall’omologazione. Questo non è un esercizio teorico, ma la costruzione di una strategia di sopravvivenza.
Definire e costruire il futuro partendo da queste posizioni – la limitazione dei diritti, la divisione forzata, l’omologazione – può portare solo alla disintegrazione finale del tessuto sociale.
Il caso della famiglia nel bosco è un monito: non si sta combattendo per la salute dei bambini, ma per l’anima della società. La nostra forza risiede in un paradosso potente: abbiamo bisogno della forza derivante dal sentirsi alieni in una società alienante. O si difende il diritto a essere diversi, a educare fuori dagli schemi, a scegliere un destino non conforme, o si accetta di vivere in una gabbia dorata in cui lo Stato detiene il monopolio su ogni aspetto dell’esistenza. Resistere a questa forma di progresso è un atto di igiene sociale e di autodifesa civile.






