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Puttane del potere

Per fiaccare le lotte, distruggere il dissenso, cancellare la coscienza e la volontà di un popolo, ci sono molte strategie possibili. La meno invasiva,

meno visibile e più distruttiva passa attraverso le elezioni! Non è un nuovo metodo, è stato già utilizzato in passato con le famose “liste civetta” ma oggi, grazie all’aiuto della tecnologia che è in grado di profilare quasi interamente la popolazione e le sue idee, questo sistema ha preso un nuovo significato ed ha raggiunto livelli in passato inarrivabili. Funziona così: attraverso i social si analizzano le considerazioni, i mal di pancia e le esigenze delle persone (la profilazione). In questo modo i “profili” vengono divisi e organizzati in pacchetti più o meno omogenei. Quando ci sono gruppi troppo eterogenei si “introduce”, utilizzando la comunicazione, una sollecitazione che serve a scremare e definire i confini di ogni gruppo. A questo punto avviene la targhettizzazione. Cosa vuole ogni gruppo? Di cosa ha bisogno? Quale prodotto dobbiamo creare o quale dobbiamo fornire loro?È qua che vengono individuate persone già note, vengono costruiti nuovi personaggi, vengono spinti in una direzione precisa vecchi soggetti. Ogni gruppo, utilizzando questo sistema, avrà il prodotto che gli occorre. Ogni gruppo verrà inserito all’interno di un limite preciso e ben delineato. A questo punto si inserisce la corsa spasmodica alle elezioni. L’obiettivo finale è che la popolazione deve percepire l’impossibilità di cambiare le cose: nonostante gli sforzi, nonostante la fatica e l’impegno, non c’è niente da fare. Ad ogni azione militante, convegnistica, politica, un cittadino si attiva e comincia a lottare per la propria libertà. Ad ogni tentativo di partecipazione alle elezioni, riuscendo o non riuscendo, con i risultati che abbiamo visto decine di cittadini abbandonano la politica, la lotta, la protesta, con l’idea che non c’è niente da fare. Prova ne sono i risultati. Prova ne è la sempre più alta assenza degli elettori alle urne. E non è una questione di “mancata unione”: non diciamo sciocchezze! Premesso che unire più debolezze non fa una forza: Chi deve governare un paese, chi deve amministrare un comune, una regione, non può farlo in nome di sé stesso o di uno o più gruppi che si uniscono solo ed esclusivamente per raggiungere l’obiettivo. Perché questo significherebbe la sconfitta totale del concetto stesso di nazione, stato, paese, patria. Le elezioni, per lor signori del dissenso omeopatico, sono un punto di arrivo. Invece, in un mondo normale, le elezioni devono essere una fase di passaggio in un percorso politico. Servono per sublimare i concetti ideologici prediscussi ed elaborati tra chi vuole cambiare la società.Come dicevo all’inizio nelle Marche hanno votato il 50% degli aventi diritto. In Calabria sono andati a votare il 43% degli aventi diritto.Le elezioni, oggi, con questo sistema elettorale e con queste organizzazioni, nate prive di idee ma piene di personaggi, sono il migliore alleato di chi vuole controllare le masse!E non è che chi punta il dito avendo ottenuto, quando è stato il suo momento, lo zero virgola qualcosa, abbia maggiori argomenti politici di chi ha ottenuto lo zero virgola qualcos’altro: tutti sono il riflesso delle esigenze del potere.Non è costituendo delle eggregora a sostegno del pensiero del singolo che possiamo aspirare all’emancipazione. Non è tentando di partecipare ad ogni elezione, senza veicolare un idea politica ma cavalcando problemi territoriali, che si può ricostruire la democrazia e un partito popolare di massa.L’unico modo per poter contrastare la dittatura tecnocratica (degli algoritmi) è diffondere una visione diversa del futuro possibile. L’unica unione necessaria è quella organizzata sulla sintesi delle idee dei cittadini che oggi, certamente più di ieri, sono consapevoli di ciò che stanno subendo. Dobbiamo uscire dall’imborghesimento delle idee per fermare la proletarizzazione della struttura sociale. Di quante prove avete ancora bisogno?

COMMISSIONE CULTURA ARTICOLO 32 LA SALUTE

 

Ragioniamo:

Sarebbe da contestare in radice l’argomentazione che considera la “salute” come un “diritto” o comunque una questione giuridica a partire dalla Carta Costituzionale; faccio notare come spesso si usa il verbo “spettare” per dirimere questioni interpretative sull’art. 32 che in sostanza sono un falso problema: per es. la salute come “spettante” non solo al cittadino ma all’individuo (ovvietà).

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Houston abbiamo un problema

La pace non si pietisce, non si impone, non si ottiene: la pace si pratica. Noi italiani lo sappiamo bene. Lo sappiamo perché a noi, la guerra, è costata tantissimo, non solo conteggiando le vittime in termini numerici ma, soprattutto, tenendo in considerazione le vittime morali che due guerre e molte “operazioni” di pace hanno prodotto. Maggiori informazioni

Un “piccolo mondo” digitalmente antico

 

Nell’epoca dei social media le relazioni interpersonali sono decine, se non centinaia o addirittura migliaia. Una dinamica sociale completamente diversa da quella del passato, quando i contatti erano forzatamente in “analogico”. In quel recente passato, chi si incontrava lo faceva per esigenze personali.

L’incontro era il proseguio di un percorso, vuoi ludico, professionale, politico, comunque dettato da un “bisogno”. Chi incontrava persone, chi instaurava relazioni, innescava ulteriori dinamiche sociali e, di fatto, dava vita a degli eventi. Le azioni nel presente costruivano il domani, con poca o nessuna possibilità di “controllo”.

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Recuperare la democrazia in due mosse

Per tornare a fare valere la voce di tutti in maniera democratica è necessario recuperare gli spazi di democrazia ed avere la possibilità di incidere nella cosa pubblica.
La deriva autoritaria, che oggigiorno si è palesata nel nostro paese, per essere scalzata ha bisogno delle nostre poderose spallate.

Veniamo al punto: cosa mette i parlamentari al servizio dei cittadini e cosa impone loro l’esigenza di portare avanti le istanze di chi dovrebbero rappresentare?
Con ogni evidenza: la necessità di vedersi riconfermare alle elezioni, successive al loro primo mandato. Pertanto è chiaro che, chi per essere eletto non ha bisogno del riconoscimento degli elettori, non avrà nessun obbligo nei loro confronti. Maggiori informazioni